Quest’intervista è stata realizzata nel 2022 e la sua versione integrale, completa di foto inedite, sarà pubblicata sul libro “The Queer Talks”, a cui stiamo lavorando, per restare aggiornatə clicca qui
Edoardo, nov 2022 by ©Clotilde Petrosino immagine coperta da copyright
Il corpo è politico, vivere la propria identità di genere, manifestarla attraverso un corpo non conforme è un atto politico. Un atto di resistenza, ce ne parla Edoardo Marreu, Venere Bionda dai capelli lunghi più di un metro, che in un freddo Novembre, ci ha raccontato la sua storia, mentre, insieme immaginavamo di essere sugli scogli della sua bella Sardegna, rinfrescati dalla spuma delle onde del mare.
Quali sono i tuoi pronomi?
Uso tutti i pronomi, maschile o femminile per me non fa alcuna differenza, soltanto quando sono in Drag preferisco il femminile, in quanto lo vivo come celebrazione della femminilità.
Parlaci un po' di te..
Chi sono? Una domanda facile, ma al tempo stesso complessa, posso dire di essere Edoardo Giacomo Giovanni Marreu, nato a Sassari nel 1996. Al tempo stesso posso anche dirvi di essere Venere Bionda, nata dalla spuma dei mari. Di giorno studio all' accademia di Brera frequentando l’ultimo anno di master in Visual cultures. Di notte, a volte, divento Venere Bionda, potresti vedermi muovere, sinuosamente, nei Queer club di Milano. In accademia ho potuto sperimentare con le arti visive creando sculture, costumi e performances, ma per ora le mie creazioni sono inedite.
Come vivi la tua identità di genere e come l'hai vissuta in passato?
Vivo la mia identità di genere in maniera molto fluida, ma consapevole. L’androginia e la figura mitologica dell’androgino sono delle costanti nella mia vita.
Durante la mia infanzia, però, ho dovuto fin da subito fare i conti con un ambiente che scherniva ciò che non rientrava strettamente nei parametri del binarismo di genere. I primi episodi di bullismo che ho subito per via del mio modo di essere (al tempo non si parlava di non-binarismo, almeno non nel mio paesino in Sardegna), li ho affrontati a partire dalla terza elementare. Le mie movenze venivano considerate femminee, e portavo un'invidiabile lungo caschetto dorato. Nonostante le aggressioni, che nel periodo delle scuole medie divennero sempre più opprimenti, non ho mai ceduto alla pressione sociale che mi voleva con un taglio da "Maschio", anzi, per me tenere i capelli lunghi era a tutti gli effetti un atto di muta resistenza. È da questo atto di resistenza, che a posteriori ho capito che il corpo è politico, ognunə di noi attraverso di esso esprime la propria esistenza, e se viviamo in un modo vincolato da leggi binarie far entrare in scena un corpo non conforme è già di per sé un’a azione politica. Io, già da quando ero alle elementari, ero un corpo politico, con i miei lunghi e biondissimi capelli. Al tempo non facevo altro che gridare seppur in silenzio il mio essere unico e inimitabile, come, del resto, qualsiasi persona è.
Ti è capitato mai di essere sommersə di domande, perché ti sei presentatə come persona non-binary a qualcunə? Cosa ne pensi? Perché, secondo te, succede?
Mi è capitato qualche volta, e la mia reazione cambia a seconda del modo in cui si pone l’interlocutore. Se vedo che si fanno tante domande perché c’è, effettivamente, la volontà di comprendere, non mi dà alcun fastidio rispondere. Se, al contrario, si espongono le domande con un tono di perplessità e diffidenza come se dovessi, in qualche modo, giustificare la mia esistenza agli occhi di chi mi pone i quesiti, allora mi sento a disagio, ma rispondo comunque, con la speranza che nonostante le perplessità si possa comprendere.
Cosa ne pensi della frase: “Ormai non si può dire più nulla”, cosa ne pensi?
Penso che chi parla così sia abituatə, per una questione culturale a farlo, e che non si renda conto di quanto il mondo che ci circonda sia pregno di un retaggio maschilista, misogino, razzista e omobilesbotransfobico. A tal proposito, penso che la comunicazione e la comprensione siano le uniche soluzioni a questo tipo di linguaggio, e che le persone debbano imparare a rispettare l’identità altrui in tutte le sue forme. Tener conto del linguaggio che si usa è una modo per rispettare il prossimo e di conseguenza anche se stessə.
Cos’è il consenso? Pensi che se ne parli abbastanza?
Il consenso è e deve essere alla base di ogni interazione umana, dal momento in cui viene a mancare ci sono prevaricazione e violenza. Bisognerebbe parlare di più di consenso nelle relazioni affettive, penso che ci sia un concreto bisogno di istituire anche nelle scuole una vera e propria educazione al consenso. Perché, troppo spesso, si ragiona per convenzioni. Il fatto che atteggiamenti e approcci siano culturalmente e ampiamente diffusi, non significa che siano condivisi e consentiti (come per il caso del catcalling, tramandato da secoli di patriarcato). Un determinato atteggiamento non viene recepito nella stessa maniera da tutte le persone. Per questo è importante non ragionare e non agire per luoghi comuni, ma rispettare la sensibilità di chi abbiamo davanti, chiedendo, semplicemente, il consenso senza dare per scontato nulla.
Quali sono i tabù rispetto al consenso, secondo te?
Il fatto che certe volte ci si sente obbligat* a fare qualcosa proprio perché è convenzione farla, quindi anche se c’è la volontà di esprimere dissenso la si fa lo stesso, subendola perchè si ha paura che dicendo di no si potrebbe deludere l’aspettativa dell’altra persona. Questo è uno dei motivi principali per i quali ho vissuto male la sessualità per molto tempo.
Qual è il tuo rapporto con la sessualità?
Non ho un ottimo rapporto con la sessualità, ho preso coscienza della consensualità solo dopo aver avuto esperienze che mi hanno messə a disagio. La mia prima interazione con un’altra persona, l’ho avuta tramite un date Grindr (applicazione di incontri ndr). Ero piccolo e non ero decisamente pronto a quel genere di approccio (come quello sperimentato con la persona conosciuta sull'app di incontri ndr). Vivevo ancora nel mondo delle fiabe. Pian piano conobbi, attraverso le app di incontri, un mondo sessuale ben lontano dai romantici sogni che avevo in mente. Un mondo fatto di corpi trattati come carne da macello con un completo distacco emotivo. Non ho fatto molto sesso nella mia vita ad essere onestə, le prime esperienze sono state traumatizzanti- La cosa che mi faceva più male era il fatto che cercassi dei corpi non tanto per libido, ma per solitudine. Cercavo solo la sensazione di avere una persona accanto. Invece, mi sentivo ancora più solə e per giunta usatə . Con il tempo, ho smesso di compensare la solitudine in quel modo. Continuo ad essere diffidente, riguardo al sesso.
Quando hai cominciato a fare Drag? Che cosa significa per te?
Fin da piccolo, sono sempre stato innamorato della figura femminile, amavo tutti i codici di costume su cui si basavano gli archetipi della femminilità. Le donne di cui ero infatuato erano figure del calibro di Gwen Stefani, Madonna, Marilyn Monroe, Jessica Rabbit, C-18, Fujiko Mine, Nico Robin, Sailor Venus e tante altre. Ma la figura femminile che ammiro di più, sia per quanto riguarda la bellezza che che per l'intelletto, è mia madre. Lei è la mia indiscussa icona gay. Come ogni diva che si rispetti è un'artista, dalla chioma biondo platino, dotata di bellezza e fascino fuori dal comune, dal gusto impeccabile. E’ un misto tra Marilyn Monroe, Grace Kelly e Gwen Stefani. Questa sua bellezza fin da quando ero alla scuola materna, sapevo fosse oggettiva, tanto che quando affermavo, come credo quasi ogni bambinə faccia, di avere la mamma più bella del mondo, sapevo che la mia lo era davvero. Il mio drag, dunque, si ispira molto a lei, ma non è nato soltanto da un immenso amore verso di lei e questo tipo di femminilità istrionica.
Venere Bionda, nasce prima di tutto per esorcizzare quella violenza di cui molti ragazzi chiamati "effemminati", o più comunemente "checche" sono vittime fin dall'infanzia. La femminilità performata, nella vita, da un corpo maschile è sempre stata interpretata come atto di devirilizzazione, e, pertanto, un insulto al genere maschile. Se un uomo si comporta con i codici comportamentali di una donna si sta automaticamente declassando, secondo la logica patriarcale che vede la donna inferiore. Non mi sono mai davvero piegato a questo sistema, il mio primo atto di ribellione è stato quello di portare i capelli lunghi. Ma adesso che i miei capelli sono decisamente cresciuti, raggiungendo il metro di lunghezza non sono soltanto uno scudo con cui esercitare resistenza, ma sono diventati un'arma. Un'arma, capace di rendere ciò che fuori era causa di scherno, una forma di forza, bellezza e arte. Venere Bionda è una paladina della legge che veste John Galliano. Pronta a combattere contro il patriarcato!
Art Direction & Photography : Clotilde Petrosino
Intervista di Clotilde Petrosino
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Edoardo, nov 2022 by ©Clotilde Petrosino immagine coperta da copyright
"viviamo in un modo vincolato da leggi binarie, far entrare in scena un corpo non conforme è di per sé un’azione politica"